Conferenza Stampa - Intervento di Mons. Rino Fisichella
Sala Stampa, 11 maggio 2021
“Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico”. Con questa semplice e immediata considerazione, Papa Francesco istituisce per la Chiesa del terzo millennio un nuovo ministero che da sempre, comunque, ha accompagnato il cammino dell’evangelizzazione per la Chiesa di tutti i tempi e tutte le longitudini, quello di catechista. Dopo la pubblicazione del Direttorio per la catechesi lo scorso 23 marzo 2020, un ulteriore passo per il rinnovamento della catechesi e la sua efficace opera nella nuova evangelizzazione è costituito dall’istituzione di questo specifico ministero laicale a cui sono chiamati uomini e donne presenti in tutta la Chiesa che con la loro dedizione rendono evidente la bellezza della trasmissione della fede.
E’ significativo che Papa Francesco renda pubblico questo Motu proprio nella memoria liturgica di san Juan de Ávila (1499-1569). Questo dottore della Chiesa ha saputo offrire ai credenti del suo tempo la bellezza della Parola di Dio e l’insegnamento vivo della Chiesa con un linguaggio non solo accessibile a tutti, ma forte di una intensa spiritualità. Fu un fine teologo, e per questo un grande catechista. Produsse nel 1554 il catechismo diviso in quattro parti, La Dottrina cristiana, con un linguaggio talmente semplice e accessibile a tutti da poter essere cantato come una cantilena, e appreso a memoria come una filastrocca utile per ogni circostanza della vita. La scelta di questa scadenza non è casuale, perché impegna i catechisti a trovare ispirazione nella testimonianza di un santo che ha reso fecondo il suo apostolato catechistico con la preghiera, lo studio della teologia e la comunicazione semplice della fede.
E’ indiscusso che questa Lettera Apostolica Antiquum ministerium segna una grande novità con la quale si evince facilmente come Papa Francesco porti a compimento un desiderio di Paolo VI. Nel 1975, infatti, nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, il santo Papa scriveva: “I laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi… Uno sguardo alle origini della Chiesa è molto illuminante e permette di usufruire di un'antica esperienza, tanto più valida in quanto ha permesso alla Chiesa di consolidarsi, di crescere, e di espandersi. Ma questa attenzione alle fonti dev'essere completata da quella dovuta alle necessità presenti dell'umanità e della Chiesa. Dissetarsi a queste sorgenti sempre ispiratrici, nulla sacrificare di questi valori e sapersi adattare alle esigenze e ai bisogni attuali: queste sono le linee maestre che permetteranno di ricercare con saggezza e di valorizzare i ministeri, di cui la Chiesa ha bisogno… Tali ministeri, nuovi in apparenza ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza, per esempio quelli di catechista… sono preziosi per la «plantatio», la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani” (EN 73).
La citazione permane con la sua forte attualità, e permette di verificare direttamente il contesto ecclesiale all’interno del quale va inserito questo nuovo ministero, considerando nello stesso tempo la dinamica con cui esso si sviluppa. Solo nell’unità tra un’attenzione profonda alle nostre radici e uno sguardo realista al presente è possibile comprendere l’esigenza della Chiesa di giungere all’istituzione di un nuovo ministero ecclesiale. Sono dovuti passare quasi 50 anni perché la Chiesa arrivasse a riconoscere che il servizio reso da tanti uomini e donne con il loro impegno catechistico costituisce realmente un ministero peculiare per la crescita della comunità cristiana.
Istituire un ministero da parte della Chiesa equivale a stabilire che la persona investita di quel carisma realizza un autentico servizio ecclesiale alla comunità. Il ministero è fortemente associato alle prime comunità che fin dagli inizi della loro esistenza hanno sperimentato la presenza di uomini e donne dediti a svolgere alcuni servizi particolari. E’ stato così per il ministero dei vescovi, presbiteri e diaconi, ma lo stesso si è verificato per quanti venivano riconosciuti come evangelisti, profeti e maestri. Si può affermare, pertanto, che la catechesi ha sempre accompagnato l’impegno evangelizzatore della Chiesa e si è resa ancora più necessaria quando era destinata a quanti si preparavano per ricevere il battesimo, i catecumeni. Questa attività era considerata di primaria importanza a tal punto da portare la comunità cristiana a stabilire la condivisione dei beni e il sostentamento dei catechisti.
Con l’istituzione di questo ministero di catechista, Papa Francesco promuove ulteriormente la formazione e l’impegno del laicato. E’ questa una nota che merita di essere considerata perché aggiunge una connotazione ancora più concreta al grande impulso offerto dal Concilio Vaticano II che in questi decenni si è notevolmente arricchito non solo di un magistero specifico in proposito, ma soprattutto per un reale impegno nella Chiesa e nel mondo. Non sarà da sottovalutare la considerazione che il Papa offre: “L’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare… La loro vita quotidiana è intessuta di rapporti e relazioni familiari e sociali che permette di verificare quanto «sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo» (LG 33)” (n. 6).
La conclusione a cui giunge Papa Francesco è cristallina: “«Disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede» (EG 102). Ne consegue, che ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione” (n. 7). In questa conclusione si gioca molto della novità portata con questo ministero: uomini e donne sono chiamati a esprimere al meglio la loro vocazione battesimale, non come sostituti dei presbiteri o delle persone consacrate, ma come autentici laici e laiche che nella peculiarità del loro ministero permettono di far esperire fin dove giunge la chiamata battesimale di testimonianza e servizio efficace nella comunità e nel mondo.
E’ indubbio che l’istituzione di questo ministero, unitamente a quello dell’accolitato e del lettorato, permetterà di avere un laicato maggiormente formato e preparato nella trasmissione della fede. Non ci si improvvisa catechisti, perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore. Chi svolge il ministero di catechista sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ognuno in prima persona. Questo servizio, comunque, dovrà essere vissuto in maniera “secolare” senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero, il quale deve esprimersi non primariamente nell’ambito liturgico, ma in quello specifico della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica.
E’ ovvio che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista. Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede.
E’ in questo senso che bisogna intendere quanto scrive Papa Francesco: “E’ un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’Ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero.” (n. 8). Per corrispondere pienamente alla vocazione diventa quanto mai necessaria una corrispondente formazione che presenti i contenuti fondamentali della fede. Le Diocesi dovranno provvedere, perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione “biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (n. 8). In questo senso, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà essere lo strumento più qualificato di cui ogni catechista sarà vero esperto. Ripercorrere le quattro parti in cui è suddiviso permette di addentrarsi progressivamente nella ricchezza del mistero professato, celebrato, vissuto e pregato. Una dimensione unitaria dei contenuti della fede che consente di verificare da vicino la gerarchia delle verità nella sua trasmissione e le modalità con cui esercitare il ministero. E’ auspicabile, pertanto, che l’istituzione del ministero porti anche alla formazione di una comunità di catechisti che cresce con la comunità cristiana nel servizio a tutta la Chiesa locale senza tentazione alcuna di restringersi negli stretti confini della propria realtà ecclesiale, e scevra da ogni forma autoreferenziale.
Una volta istituito da parte del Papa il ministero laicale, spetta ora alle Conferenze Episcopali fare propria questa indicazione trovando le forme più coerenti perché si possa espletare. A seconda delle proprie tradizioni locali, pertanto, le Conferenze episcopali dovranno individuare i requisiti quali l’età e gli studi necessari, le condizioni e le modalità di attuazione per poter accedere al ministero; mentre alla Congregazione per il Culto Divino è demandato il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del Vescovo.
Come si può notare è un invito che viene rivolto alle Chiese locali perché possano valorizzare al massimo l’apporto di uomini e donne che intendono dedicare la loro vita alla catechesi come forma privilegiata di evangelizzazione. A nome del Papa, il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione presterà tutto il suo supporto perché il nuovo ministero possa espandersi nella Chiesa, e trovare anche le forme di sostegno per la formazione dei catechisti. Ci auguriamo che in questo modo il processo dell’evangelizzazione continui il suo fecondo percorso di inculturazione nelle varie realtà locali, e i milioni di catechiste e catechisti che ogni giorno dedicano la loro vita a questo ministero così antico e sempre nuovo, possano riscoprire la loro vocazione per un coinvolgente rinnovamento del processo catechistico a favore della Chiesa e delle nuove generazioni.