Catechesi e persone con disabilità: un’attenzione necessaria nella vita quotidiana della Chiesa
Saluto di S.E. Mons. Rino Fisichella
Santo Padre,
le siamo particolarmente grati per accoglierci a conclusione di due giorni di Convegno in cui abbiamo voluto donare un segno dell’attenzione della Chiesa verso le persone disabili. Il grande ambito della catechesi non poteva trovarci impreparati dinanzi al mondo della disabilità. Sono proprio le persone più deboli che ricevono l’attenzione e la cura più affettuosa del Signore. E’ anche a loro che Gesù pensava quando ringraziava il Padre per avere tenuto nascosto ai “sapienti e agli intelligenti” il mistero del Regno dei cieli, e averlo rivelato, invece, ai “piccoli” (cfr Mt 11,25).
La storia della Chiesa presenta testimonianze intramontabili di uomini e donne che hanno offerto la loro vita per togliere dalla solitudine e dall’emarginazione persone con varie forme di disabilità. Molti sono stati proclamati beati e santi, ma tanti altri il cui nome è scritto nel “libro della vita” (Ap 17,8) rimangono come esempi quotidiani da seguire. Purtroppo, non sempre siamo in grado di verificare lo spessore di spiritualità che proviene da tanti fratelli e sorelle colpiti dalla disabilità.
Ironia della sorte, non tutti, forse, conoscono Hermann der Lahme, Ermanno il rattrappito. Non poteva stare in piedi e neppure seduto per la deformazione del corpo, e anche disteso nel letto soffriva molto; non riusciva a scrivere per le dita troppo deboli, e le parole uscivano incomprensibili dalle sue labbra…; eppure, fu in grado di studiare il latino, il greco, l’arabo, la matematica e la musica. A lui, però, si deve secondo la tradizione la composizione della Salve Regina che è diventata patrimonio della Chiesa e che noi fino ad oggi cantiamo.
Santo Padre, siamo pronti ad ascoltare la sua parola per aiutarci a trovare le strade più adatte perché l’evangelizzazione e la catechesi non trascurino nessuno e raggiungano tutti soprattutto quanti sono i privilegiati del Signore Gesù.
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PROMOSSO DAL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Sala Clementina
Sabato, 21 ottobre 2017
Cari fratelli e sorelle,
Mi rallegra incontrarvi, soprattutto perché in questi giorni avete affrontato un tema di grande importanza per la vita della Chiesa nella sua opera di evangelizzazione e formazione cristiana: La catechesi e le persone con disabilità. Ringrazio S.E. Mons. Fisichella per la sua introduzione, il Dicastero da lui presieduto per il suo servizio e tutti voi per il vostro lavoro in questo campo.
Conosciamo il grande sviluppo che nel corso degli ultimi decenni si è avuto nei confronti della disabilità. La crescita nella consapevolezza della dignità di ogni persona, soprattutto di quelle più deboli, ha portato ad assumere posizioni coraggiose per l’inclusione di quanti vivono con diverse forme di handicap, perché nessuno si senta straniero in casa propria. Eppure, a livello culturale permangono ancora espressioni che ledono la dignità di queste persone per il prevalere di una falsa concezione della vita. Una visione spesso narcisistica e utilitaristica porta, purtroppo, non pochi a considerare come marginali le persone con disabilità, senza cogliere in esse la multiforme ricchezza umana e spirituale. E’ ancora troppo forte nella mentalità comune un atteggiamento di rifiuto di questa condizione, come se essa impedisse di essere felici e di realizzare sé stessi. Lo prova la tendenza eugenetica a sopprimere i nascituri che presentano qualche forma di imperfezione. In realtà, tutti conosciamo tante persone che, con le loro fragilità, anche gravi, hanno trovato, pur con fatica, la strada di una vita buona e ricca di significato. Come d’altra parte conosciamo persone apparentemente perfette e disperate! D’altronde, è un pericoloso inganno pensare di essere invulnerabili. Come diceva una ragazza che ho incontrato nel mio recente viaggio in Colombia, la vulnerabilità appartiene all’essenza dell'uomo.
La risposta è l’amore: non quello falso, sdolcinato e pietistico, ma quello vero, concreto e rispettoso. Nella misura in cui si è accolti e amati, inclusi nella comunità e accompagnati a guardare al futuro con fiducia, si sviluppa il vero percorso della vita e si fa esperienza della felicità duratura. Questo – lo sappiamo – vale per tutti, ma le persone più fragili ne sono come la prova. La fede è una grande compagna di vita quando ci consente di toccare con mano la presenza di un Padre che non lascia mai sole le sue creature, in nessuna condizione della loro vita. La Chiesa non può essere “afona” o “stonata” nella difesa e promozione delle persone con disabilità. La sua vicinanza alle famiglie le aiuta a superare la solitudine in cui spesso rischiano di chiudersi per mancanza di attenzione e di sostegno. Questo vale ancora di più per la responsabilità che possiede nella generazione e nella formazione alla vita cristiana. Non possono mancare nella comunità le parole e soprattutto i gesti per incontrare e accogliere le persone con disabilità. Specialmente la Liturgia domenicale dovrà saperle includere, perché l’incontro con il Signore Risorto e con la stessa comunità possa essere sorgente di speranza e di coraggio nel cammino non facile della vita.
La catechesi, in modo particolare, è chiamata a scoprire e sperimentare forme coerenti perché ogni persona, con i suoi doni, i suoi limiti e le sue disabilità, anche gravi, possa incontrare nel suo cammino Gesù e abbandonarsi a Lui con fede. Nessun limite fisico e psichico potrà mai essere un impedimento a questo incontro, perché il volto di Cristo risplende nell’intimo di ogni persona. Inoltre stiamo attenti, specialmente noi ministri della grazia di Cristo, a non cadere nell’errore neo-pelagiano di non riconoscere l’esigenza della forza della grazia che viene dai Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Impariamo a superare il disagio e la paura che a volte si possono provare nei confronti delle persone con disabilità. Impariamo a cercare e anche a “inventare” con intelligenza strumenti adeguati perché a nessuno manchi il sostegno della grazia. Formiamo – prima di tutto con l’esempio! – catechisti sempre più capaci di accompagnare queste persone perché crescano nella fede e diano il loro apporto genuino e originale alla vita della Chiesa. Da ultimo, mi auguro che sempre più nella comunità le persone con disabilità possano essere loro stesse catechisti, anche con la loro testimonianza, per trasmettere la fede in modo più efficace.
Vi ringrazio per il vostro lavoro di questi giorni e per il vostro servizio nella Chiesa. La Madonna vi accompagni. Vi benedico di cuore. E vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me.
Grazie!