Incontro Internazionale

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INCONTRO INTERNAZIONALE

IL PROGETTO PASTORALE DI EVANGELII GAUDIUM
Città del Vaticano, 18-19-20 settembre 2014

 

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Giovedì 18 settembre

Preghiera e testimonianza

In ascolto dei Poveri

Dott. Jean Vanier

Fondatore Comunità de l’Arche (Francia)

 

Saluto – Introduzione

S.E.R. Mons. Octavio Ruiz Arenas

Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

 

Dalla Evangelii nuntiandi alla Evangelii gaudium

S.E.R. Mons. André Léonard

Arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio)

 

Evangelii gaudium, un progetto pastorale

S.E.R. Mons. Rino Fisichella

Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

 

 

Venerdì 19 settembre

 

Santa Messa nella Basilica di San Pietro

 

Sessione Nuova evangelizzazione

 

- Pastorale nella città

S.E.R. Card. Philippe Barbarin

Arcivescovo di Lyon (Francia)

 

- Famiglia

Coniugi Michaela e Robert Schmalzbauer

Initiative Christliche Familie (Austria)

 

- Pietà popolare

Rev.do. Horacio Brito

Rettore del Santuario di Lourdes (Francia)

 

La conversione pastorale

S.E.R. Mons. Víctor Fernández

Rettore della Pontificia Universidad Católica Argentina (Argentina)

 

Spiritualità degli evangelizzatori

S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, O.F.M.

Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

 

Il Popolo di Dio, soggetto dell’evangelizzazione 

Dott.ssa Tracey Rowland

Decano al John Paul II Institute for Marriage and Family di Melbourne (Australia)

 

Incontro con il Santo Padre Francesco

 

Sessione Nuova evangelizzazione:

- Social media

Dott. Raphael C. Monthienvichienchai

Asian Research Center for Religion and Social Communication (Tailandia)

 

Via pulchritudinis

P. Marko I. Rupnik S.I.

Direttore del Centro Aletti (Slovenia)

 

- Cultura dell’incontro

Prof. Francesco Botturi

Pro-Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Italia)

 

Sabato 20 settembre

Sessione Nuova evangelizzazione:

- Annuncio kerigmatico

Rev.do Xavier Morlans i Molina

Docente presso la Facultat de Teologia de Catalunya (Spagna)

 

- Catechesi 

S.E.R. Mons. Paulo Cesar Costa

Vescovo ausiliare di São Sebastião do Rio de Janeiro (Brasile)

 

- Omelia

S.E.R. Mons. Joseph Augustine Di Noia, O.P.

Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede

 

Il dinamismo della gioia nella vita cristiana

S.E.R. Card. Laurent Monsengwo Pasinya

Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo)

 

Sintesi

S.E.R. Mons. Octavio Ruiz Arenas

Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

 

 

SALUTO DI MONS. RINO FISICHELLA AL SANTO PADRE FRANCESCO DURANTE L'INCONTRO INTERNAZIONALE

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Padre santo,

         Papa Gregorio Magno nella sua Regola pastorale scriveva che “l’impegno pastorale è la prova dell’amore”. Come un’eco a queste parole, in Evangelii gaudium troviamo scritto: “La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più”. Tocchiamo con mano la continuità dell’insegnamento nonostante il trascorrere dei secoli. Segno evidente che l’essenza del Vangelo trova la sua sintesi in questa semplice parola: amore. E’ questo annuncio, accompagnato dai segni che lo rendono visibile, che siamo chiamati a non stancarci di proclamare, perché il cuore di ogni persona possa trovare le strade per incontrare Cristo e scoprire così il senso definitivo della propria vita.

         Oggi sono dinanzi a Lei operatori pastorali che provengono da oltre 60 Paesi diversi. Portano con loro la ricchezza dell’esperienza pastorale che anima le loro comunità, e rendono evidente la grande ricchezza della Chiesa che sa riunire in unità le differenze culturali e le varie tradizioni ecclesiali. Siamo ben consapevoli che non mancano le difficoltà. L’impegno nella pastorale non sempre trova il dovuto riscontro a tanto sacrificio. Ciò che muove il nostro lavoro, tuttavia, non è in primo luogo il risultato che ci si aspetta, piuttosto il desiderio di condividere con tutti la gioia per l’incontro avuto con Gesù Cristo. Questo è davvero il “primo annuncio” che siamo sempre chiamati a realizzare. L’esperienza pastorale in questi ultimi decenni, ci insegna che per molti è un primo annuncio in ordine di tempo, perché spesso la pastorale si è attardata su questioni lontane dall’essenziale. Il richiamo alla “conversione pastorale”, comunque, ci obbliga a riscoprire il primato di Cristo come vero primo annuncio in ordine di importanza. Gesù Cristo infatti è alfa e omega della Chiesa, di ogni credente, e della storia.

         Dall’Europa alla Malesia, passando per il Kuwait e raggiungere l’Australia e da qui l’America Latina, gli Stati Uniti per tornare alle Filippine e all’Africa, vescovi, sacerdoti, diaconi, persone consacrate, laici e laiche, catechisti sono oggi qui raccolti intorno a Lei per dirle, anzitutto, un sincero grazie per Evangelii gaudium. L’impegno di questi giorni, con l’apporto di tante voci qualificate, ha lo scopo di mantenere vivo l’insegnamento che proviene da quelle pagine, ma soprattutto speriamo di contagiare, una volta tornati alle nostre comunità, tanti fratelli e sorelle perché ritrovino la gioia e il desiderio di annunciare Gesù Cristo.

         Padre santo, l’ascolto è una componente essenziale dell’evangelizzazione. È per questo che ora restiamo in silenzio, perché desideriamo ascoltare la sua parola per essere sostenuti e confermati nella missione di portare Gesù Cristo agli uomini e alle donne che incontreremo nel nostro cammino quotidiano.

 

 

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DAL 
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE 
DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Aula Paolo VI
Venerdì, 19 settembre 2014

GUARDA IL VIDEO

Cari fratelli e sorelle, buon pomeriggio.

Sono contento di prendere parte ai vostri lavori e ringrazio Mons. Rino Fisichella per la sua introduzione. Ringrazio anche per questa cornice di «vita»: questa è vita! Grazie.

Voi lavorate nella pastorale in diverse Chiese del mondo, e vi siete riuniti per riflettere insieme sul progetto pastorale dellaEvangelii gaudium. In effetti io stesso ho scritto che questo documento ha un “significato programmatico e dalle conseguenze importanti” (n. 25). E non potrebbe essere altrimenti quando si tratta della missione principale della Chiesa, cioè evangelizzare! Ci sono dei momenti, però, in cui questa missione diventa più urgente e la nostra responsabilità ha bisogno di essere ravvivata.

Mi vengono in mente, anzitutto, le parole del Vangelo di Matteo dove si dice che Gesù «vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (9,36). Quante persone, nelle tante periferie esistenziali dei nostri giorni, sono “stanche e sfinite” e attendono la Chiesa, attendono noi! Come poterle raggiungere? Come condividere con loro l’esperienza della fede, l’amore di Dio, l’incontro con Gesù? E’ questa la responsabilità delle nostre comunità e della nostra pastorale.

Il Papa non ha il compito di «offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanea» (Evangelii gaudium, 51), ma invita tutta la Chiesa a cogliere i segni dei tempi che il Signore ci offre senza sosta. Quanti segni sono presenti nelle nostre comunità e quante possibilità il Signore ci pone dinanzi per riconoscere la sua presenza nel mondo di oggi! In mezzo a realtà negative, che come sempre fanno più rumore, noi vediamo anche tanti segni che infondono speranza e danno coraggio. Questi segni, come dice la Gaudium et spes, devono essere riletti alla luce del Vangelo (cfr nn. 4 e 44): questo è il “tempo favorevole” (cfr 2 Cor 6,2), è il momento dell’impegno concreto, è il contesto dentro il quale siamo chiamati a lavorare per far crescere il Regno di Dio (cfr Gv 4,35-36). Quanta povertà e solitudine purtroppo vediamo nel mondo di oggi! Quante persone vivono in grande sofferenza e chiedono alla Chiesa di essere segno della vicinanza, della bontà, della solidarietà e della misericordia del Signore. Questo è un compito che in modo particolare spetta a quanti hanno la responsabilità della pastorale: al vescovo nella sua diocesi, al parroco nella sua parrocchia, ai diaconi nel servizio alla carità, ai catechisti e alle catechiste nel loro ministero di trasmettere la fede… Insomma, quanti sono impegnati nei diversi ambiti della pastorale sono chiamati a riconoscere e leggere questi segni dei tempi per dare una risposta saggia e generosa. Davanti a tante esigenze pastorali, davanti a tante richieste di uomini e donne, corriamo il rischio di spaventarci e di ripiegarci su noi stessi in atteggiamento di paura e difesa. E da lì nasce la tentazione della sufficienza e del clericalismo, quel codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù. Avremo tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio. Ho detto anche alcune volte che la Chiesa mi sembra un ospedale da campo: tanta gente ferita che chiede da noi vicinanza, che chiede da noi quello che chiedevano a Gesù: vicinanza, prossimità. E con questo atteggiamento degli scribi, dei dottori della legge e dei farisei, non daremo mai una testimonianza di vicinanza.

C’è una seconda parola che mi fa riflettere. Quando Gesù racconta del padrone di una vigna che, avendo bisogno di operai, uscì di casa in diverse ore del giorno per chiamare lavoratori nella sua vigna (cfr Mt 20,1-16). Non è uscito una sola volta. Nella parabola Gesù dice che è uscito almeno cinque volte: all’alba, alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque del pomeriggio - abbiamo ancora tempo che venga da noi! - C’era tanto bisogno nella vigna e questo signore ha passato quasi tutto il tempo per andare nelle strade e nelle piazze del paese a cercare operai. Pensate a quelli dell’ultima ora: nessuno li aveva chiamati; chissà come si potevano sentire, perché alla fine della giornata non avrebbero portato a casa niente per sfamare i loro figli. Ecco, quanti sono responsabili della pastorale possono trovare un bell’esempio in questa parabola. Uscire in diverse ore del giorno per andare ad incontrare quanti sono in ricerca del Signore. Raggiungere i più deboli e i più disagiati per dare loro il sostegno di sentirsi utili nella vigna del Signore, fosse anche per un’ora soltanto.

Un altro aspetto: non rincorriamo, per favore, la voce delle sirene che chiamano a fare della pastorale una convulsa serie di iniziative, senza riuscire a cogliere l’essenziale dell’impegno di evangelizzazione. A volte sembra che siamo più preoccupati di moltiplicare le attività piuttosto che essere attenti alle persone e al loro incontro con Dio. Una pastorale che non ha questa attenzione diventa poco alla volta sterile. Non dimentichiamo di fare come Gesù con i suoi discepoli: dopo che questi erano andati nei villaggi per portare l’annuncio del Vangelo, ritornarono contenti per i loro successi; ma Gesù li prende in disparte, in un luogo solitario per stare un po’ insieme con loro (cfr Mc 6,31). Una pastorale senza preghiera e contemplazione non potrà mai raggiungere il cuore delle persone. Si fermerà alla superficie senza consentire che il seme della Parola di Dio possa attecchire, germogliare, crescere e portare frutto (cfr Mt 13,1-23).

So che tutti voi lavorate molto, e per questo voglio lasciarvi un’ultima parola importante: pazienza. Pazienza e perseveranza. Il Verbo di Dio è entrato in «pazienza» nel momento dell’Incarnazione, e così, fino alla morte in Croce. Pazienza e perseveranza. Non abbiamo la “bacchetta magica” per tutto, ma possediamo la fiducia nel Signore che ci accompagna e non ci abbandona mai. Nelle difficoltà come nelle delusioni che sono presenti non di rado nel nostro lavoro pastorale, abbiamo bisogno di non venire mai meno nella fiducia nel Signore e nella preghiera che la sostiene. Non dimentichiamo, comunque, che l’aiuto ci viene dato, in primo luogo, proprio da quanti sono da noi avvicinati e sostenuti. Facciamo il bene, ma senza aspettarci la ricompensa. Seminiamo e diamo testimonianza. La testimonianza è l’inizio di un’evangelizzazione che tocca il cuore e lo trasforma. Le parole senza testimonianza non vanno, non servono! La testimonianza è quella che porta e dà validità alla parola.

Grazie del vostro impegno! Vi benedico e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché io devo parlare tanto e anch’io dia un po’ di testimonianza cristiana! Grazie.

Preghiamo la Madonna, la Madre dell’evangelizzazione: Ave Maria …