Enchiridion della Nuova Evangelizzazione

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Enchiridion della Nuova Evangelizzazione

INTRODUZIONE

Quando il 9 giugno del 1979 il beato Giovanni Paolo II usò per la prima volta, nel santuario di Mogila a Nova Huta, l’espressione “nuova evangelizzazione”, forse non prevedeva il grande movimento che si sarebbe messo in moto. Davanti alla croce che indicava in quelle terre la prima fioritura di un cristianesimo fecondo il cuore gli sussurrò quelle parole. Disse che da quella stessa croce doveva ripartire “alla soglia di un nuovo millennio”, in “tempi nuovi” e in “nuove condizioni di vita”, anche una nuova evangelizzazione. Nei suoi ventisette anni di pontificato quell’intuizione ha preso piede lentamente, ma in maniera inarrestabile. In questo orizzonte, Benedetto XVI ha voluto istituire con altrettanta carica profetica il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione il 21 settembre 2010. All’inizio della sua Lettera Apostolica di fondazione, Ubicumque et semper, ha scritto: “La Chiesa…dal giorno di Pentecoste in cui ha ricevuto in dono lo Spirito Santo non si è mai stancata di far conoscere al mondo intero la bellezza del Vangelo, annunciando Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, lo stesso "ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8), che con la sua morte e risurrezione ha attuato la salvezza, portando a compimento la promessa antica. Pertanto, la missione evangelizzatrice, continuazione dell'opera voluta dal Signore Gesù, è per la Chiesa necessaria ed insostituibile, espressione della sua stessa natura… Facendomi dunque carico della preoccupazione dei miei venerati Predecessori, ritengo opportuno offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione”. Le mutate condizioni culturali, sociali ed ecclesiali, pertanto, impongono un nuovo modo di annunciare il Vangelo di sempre, perché quanti sono toccati dalla Parola di Dio possano cambiare vita e iniziare il cammino della fede nella sequela di quanti diventano discepoli del Signore.

Non mancano gli interrogativi sulla nuova evangelizzazione. Alcuni si sono chiesti se sia necessario utilizzare questa espressione che potrebbe apparire come qualcosa di differente dalla missione che la Chiesa ha sempre esercitato nel corso dei suoi duemila anni. Altri hanno voluto vedere un giudizio su alcune prassi pastorali dei decenni passati che non sempre si sono verificate efficaci e feconde. Altri ancora, invece, hanno realizzato l’urgenza di una conversione pastorale per dare voce allo Spirito che provoca a una sempre rinnovata Pentecoste. Non sarebbe difficile, davanti a tanti interrogativi, mostrare quanto importante sia l’uso dell’aggettivo “nuovo” nella Sacra Scrittura. La qualifica di “nuovo” Testamento è tra le prime che colpisce e interroga sul senso che viene applicato, soprattutto se si fa riferimento alla “Parola di Dio” che come tale non può conoscere un “vecchio” e un “nuovo”, essendo Parola che da sempre e per sempre risuona con la sua carica di novità in tutti i tempi, entrando in tutte le terre ed esprimendosi in ogni lingua. Alla stessa stregua, si parla di “nuova alleanza” (Lc 22,20; 1 Cor 11,25), di uno “Spirito nuovo” (Rm 6,4) e un “comandamento nuovo” (Gv 13,34). Non mancano riferimenti a “uomo nuovo” (Ef 2,15; 4,24), “vita nuova” (Rm 7,6) e un “nome nuovo” (Ap 2,17). Che dire, poi, quando si legge di una “nuova Gerusalemme” (Ap 3,12; 21,2), di un “canto nuovo” (Ap 5,9) e di un “cielo nuovo e una terra nuova” (2 Pt 3,13)? Come si può notare, davanti a Gesù Cristo tutto diventa nuovo e permane con una carica di novità impressa nella sua rivelazione. Il suo Vangelo, quindi, è sempre nuovo pur rimanendo immutato. Il “nuovo” a cui si fa riferimento, comunque, va verificato di volta in volta. Non è un caso che il greco biblico senta il dovere di distinguere tra neòs e kainòs per non far cadere in errore. Poiché le lingue moderne non hanno la stessa precisione, si impone anche per la nuova evangelizzazione l’esigenza di chiarificare la qualificazione data. Si tratta di capire, pertanto, se è ciò che appare per la prima volta o se, invece, fa riferimento a un’attitudine di rinnovamento come nel nostro caso.

Giovanni Paolo II, da parte sua, aveva sintetizzato felicemente il significato con queste parole: “Nuova nell’ardore, nuova nei metodi, nuova nelle espressioni”. Benedetto XVI, parlando per la prima volta ai Membri del Pontificio Consiglio raccolti in seduta plenaria, ha voluto aggiungere: “Esiste una continuità dinamica tra l’annuncio dei primi discepoli e il nostro. Nel corso dei secoli la Chiesa non ha mai smesso di proclamare il mistero salvifico della morte e risurrezione di Gesù Cristo, ma quello stesso annuncio ha bisogno oggi di un rinnovato vigore per convincere l’uomo contemporaneo, spesso distratto e insensibile. La nuova evangelizzazione, per questo, dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza, senza del quale l’esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell’essenziale”.

            Uno dei primi compiti che il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione si è dato è stato quello di preparare uno strumento in grado di raccogliere la multiformità dell’espressione e la sua ricchezza. Ne è scaturito questo Enchiridion, che ha lo scopo di evidenziare lo sviluppo e la densità della nuova evangelizzazione. Si è scelto, anzitutto, di mostrare come essa sia in piena continuità con il magistero precedente. Per questo la raccolta dei testi inizia con Pio XII che, pur non usando l’espressione, indicava comunque questa strada come la via da percorrere nel difficile periodo che si andava già delineando a fine del suo pontificato. Studi specifici potranno mostrare come lo sviluppo nel magistero successivo, specialmente con il Concilio Ecumenico Vaticano II e con Paolo VI, prendeva forma unendo la nuova evangelizzazione alla missione della Chiesa dinanzi alla sfida del secolarismo. Alla stessa stregua, uno strumento come questo Enchiridion potrà evidenziare in maniera netta la notevole maturazione emersa durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Per motivi tecnici, abbiamo pensato di raccogliere il magistero di Benedetto XVI fino al 19 aprile 2012, settimo del suo pontificato. Lo svolgimento della XIII Assemblea del Sinodo dei Vescovi sul tema della Nuova evangelizzazione e trasmissione della fede, permetterà nel futuro di dare seguito a questo Enchiridion arricchendolo con l’ulteriore magistero in proposito.

            Siamo consapevoli dell’esigenza che questo testo sia accompagnato da un’intelligenza teologica ed ermeneutica, capace di contestualizzare i singoli brani, per verificare la differenza degli interventi magisteriali. Lo scopo principale dell’Enchiridion, comunque, rimane quello dell’utilizzo pastorale. Abbiamo pensato quanto fosse utile un simile strumento per i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i catechisti e quanti nel variegato mondo della nuova evangelizzazione intendono fare dell’insegnamento conciliare e dei Sommi Pontefici il loro fondamento per un’azione efficace e duratura. Aver seguito lo sviluppo diacronico degli interventi ha una sua logica, perché evidenzia la loro successione e la maturazione. L’Indice analitico, invece, consente di avere una ricerca immediata dei contenuti e, in qualche modo, favorisce la lettura più sistematica delle tematiche connesse. Per dare al lettore il contesto immediato delle espressioni, infine, si è anticipato ai singoli brani un breve commento introduttorio. Quanti vorranno ritrovare le fonti, che sono state poste in nota, troveranno la nostra scelta di fare primariamente ricorso a quelle ufficiali di Acta Apostolicae Sedis. Dove questo non è stato possibile per ragioni da noi indipendenti, il lettore troverà come fonte la Collana di Insegnamenti dei rispettivi Sommi Pontefici. Per i testi più recenti, invece, abbiamo fatto riferimento al quotidiano ufficiale della Santa Sede, L’Osservatore Romano.

            Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione si è impegnato volentieri in prima persona nella preparazione di questo Enchiridion. E’ apparso da subito importante, comunque, essere coadiuvati da un’équipe di specialisti che sono stati validi collaboratori e che meritano il nostro plauso per la fatica compiuta e il qualificato apporto che hanno espresso per giungere a questa edizione. In particolare abbiamo l’obbligo di ringraziare i proff. Carmelo Dotolo, d. Gerardo Galetto, Giuseppe Occhipinti, p. Gianluigi Pasquale OFM Cap.; i dott. p. Nicola Tovagliari LC e Marco Romano. A diverso titolo, ma con lo stesso impegno, questo lavoro è anche frutto del loro diretto impegno per la nuova evangelizzazione.

            Ci auguriamo che questo Enchiridion possa diventare uno dei tanti strumenti di nuova evangelizzazione. L’entusiasmo dei nuovi evangelizzatori, che giorno dopo giorno contagia un numero sempre più grande di credenti, possa trovare anche in queste pagine il sostegno necessario per dare ragione del loro instancabile impegno nell’annuncio di Gesù Cristo che è lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).

 

S.E.R Mons. Rino Fisichella

Presidente del Pontificio Consiglio per la

Promozione della Nuova Evangelizzazione

Città del Vaticano, 29 giugno 2012

Solennità dei Santi Pietro e Paolo