Giornata dei poveri. Papa: non sono numeri ma persone cui andare incontro

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I poveri sono trattati da rifiuti ma a loro appartiene il Regno di Dio e in loro è un potere salvifico. Così il Papa nel Messaggio per la III Giornata mondiale dedicata a quanti la società di oggi giudica, scarta, tratta con retorica e sopporta. Ai cristiani il compito di seminare tra loro speranza e fiducia

 

 

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

"La speranza dei poveri non sarà mai delusa" (Sal 9,19). Le parole del Salmo danno il titolo al Messaggio del Papa per la terza Giornata Mondiale dei Poveri che il Pontefice stesso ha istituito al termine del Giubileo della Misericordia e che ricorre il 17 novembre. Ne sono protagonisti uomini, donne, giovani, bambini: vittime delle nuove schiavitù che li rendono immigrati, orfani, senzatetto, emarginati. I poveri sono il frutto sempre più numeroso di una società dai forti squilibri sociali che costruisce muri e sbarra ingressi e che vorrebbe sbarazzarsi di loro; ma sono anche coloro che "confidano nel Signore" e la Chiesa, come ciascun cristiano, è chiamata ad un impegno particolare nei loro confronti. 

Sviluppo, sperequazione e nuove schiavitù

Il filo conduttore del Messaggio è dunque il Salmo le cui parole, spiega il Papa, manifestano innanzitutto una "incredibile attualità". Oggi, come all'epoca della composizione del Salmo, un "grande sviluppo economico" ha generato una sperequazione tale da arricchire gruppi di persone a scapito di una massa resa sempre più povera: indigenti a cui "manca il necessario" e "privilegiati" che "senza alcun senso di Dio" danno la caccia ai poveri per "impossessarsi perfino del poco che hanno" e per ridurli in schiavitù. Eccoli i "nuovi schiavi" che Francesco nomina: famiglie costrette a emigrare per vivere, orfani sfruttati, giovani senza lavoro per "politiche miopi", immigrati "vittime di interessi" e strumentalizzazioni, prostitute, drogati, tanti "senzatetto ed emarginati" che si aggirano per le nostre città:

Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. Il giudizio è sempre all’erta. Non possono permettersi di essere timidi o scoraggiati, sono percepiti come minacciosi o incapaci, solo perché poveri.

Poveri senza speranza nella società

E " dramma nel dramma" aggiunge il Papa, ai poveri di oggi è tolta anche la speranza di "vedere la fine del tunnel della miseria" , tanto che si è giunti anche a "teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza". I poveri "trattati con retorica", "sopportati con fastidio", " braccati" come in una "battuta di caccia", non desiderano alla fine altro che diventare "invisibili", "trasparenti":

Vagano da una parte all’altra della città, sperando di ottenere un lavoro, una casa, un affetto… Ogni eventuale possibilità offerta, diventa uno spiraglio di luce; eppure, anche là dove dovrebbe registrarsi almeno la giustizia, spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso. Sono costretti a ore infinite sotto il sole cocente per raccogliere i frutti della stagione, ma sono ricompensati con una paga irrisoria; non hanno sicurezza sul lavoro né condizioni umane che permettano di sentirsi uguali agli altri. Non esiste per loro cassa integrazione, indennità, nemmeno la possibilità di ammalarsi.

Il povero confida nel Signore: il suo grido abbraccia la terra

La descrizione che ne fa il Salmo si colora di "tristezza per l'ingiustizia, la sofferenza e l'amarezza che colpisce i poveri". Ma nonostante questo, rileva il Papa, il Salmo "offre una bella definizione del povero". Egli è colui che "confida bel Signore"( cfr v.11) e in questa confidenza - rimarca - c'è la "certezza di non essere mai abbandonato, "perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui". E Dio, sottolinea il Papa riprendendo ancora le parole del Salmo, è "colui che rende giustizia e non dimentica":

Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. Il “giorno del Signore”, come descritto dai profeti (cfr Am 5,18; Is 2-5; Gl 1-3), distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti. La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera.

Rianimare la speranza e restituire la fiducia

Quanto è pressante il richiamo che le Sacre Scritture affidano ai poveri, oppressi e prostrati, ma sempre amati: "Gesù non ha mai avuto timore di identificarsi  con ciascuno di essi", a loro nelle Beatitudini ha dato in appartenenza il Regno di Dio e a loro Gesù si è "sempre mostrato come padre generoso e inesauribie nella sua bontà". Ecco, scrive il Papa, quanto Gesù ha iniziato, ponendo al centro i poveri, ci deve essere di insegnamento:

Lui ha inaugurato, ma ha affidato a noi, suoi discepoli, il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani.

Toccare la carne di Cristo, compromettersi nel servizio 

La Chiesa è "popolo", chiarisce ancora Francesco, con la vocazione di "non far sentire nessuno straniero o escluso" in quanto coinvolti tutti in un medesimo "cammino di salvezza" :

Siamo chiamati, piuttosto, a toccare la sua carne per comprometterci in prima persona in un servizio che è autentica evangelizzazione. La promozione anche sociale dei poveri non è un impegno esterno all’annuncio del Vangelo, al contrario, manifesta il realismo della fede cristiana e la sua validità storica. L’amore che dà vita alla fede in Gesù non permette ai suoi discepoli di rinchiudersi in un individualismo asfissiante, nascosto in segmenti di intimità spirituale, senza alcun influsso sulla vita sociale

Come Jean Vanier, testimoni della speranza cristiana

Un esempio di "grande apostolo dei poveri", capace di acoltare il "loro grido" e di produrre in loro speranza, è stato Jean Vanier che il Papa cita nel Messaggio definendolo un "santo della porta accanto". Morto nel maggio scorso a 90 anni, Vanier ha fondato L'Arche, una comunità di accoglienza per persone con disabilità, attiva in tutto il mondo con circa 150 centri: con il suo impegno quotidiano, scrive il Papa, "ha creato segni tangibili di amore concreto" e ha così "prodotto una speranza incrollabile". Ecco dunque l'impegno che Francesco chiede ai cristiani perchè non sia tradita la loro credibilità. L' "opzione per gli ultimi" deve essere una "scelta prioritaria" e non deve consistere solo in "iniziative di assistenza". Servono un "cambiamento di mentalità" e un "impegno continuo nel tempo":

Non è facile essere testimoni della speranza cristiana nel contesto della cultura consumistica e dello scarto, sempre tesa ad accrescere un benessere superficiale ed effimero. È necessario un cambiamento di mentalità per riscoprire l’essenziale e dare corpo e incisività all’annuncio del regno di Dio.  La speranza si comunica anche attraverso la consolazione, che si attua accompagnando i poveri non per qualche momento carico di entusiasmo, ma con un impegno che continua nel tempo. I poveri acquistano speranza vera non quando ci vedono gratificati per aver concesso loro un po’ del nostro tempo, ma quando riconoscono nel nostro sacrificio un atto di amore gratuito che non cerca ricompensa.

Appello ai volontari: più dedizione e dialogo fraterno

Con un appello specifico il Papa si rivolge quindi ai volontari che "per primi hanno intuito l'importanza dell'attenzione ai poveri" e chiede loro uno scatto nella dedizione, nel " cercare ciò di cui ogni poveri ha veramente bisogno", "la bontà del loro cuore" al di là di culture, dei "modi di esprimersi". Ciò richiede di mettere da parte "le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche":

I poveri prima di tutto hanno bisogno di Dio, del suo amore reso visibile da persone sante che vivono accanto a loro, le quali nella semplicità della loro vita esprimono e fanno emergere la forza dell’amore cristiano. Dio si serve di tante strade e di infiniti strumenti per raggiungere il cuore delle persone. Certo, i poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente.

I poveri non sono numeri ma persone a cui andare incontro

A questo proposito il Papa rimarca quanto poco basti per "restituire la speranza" e quale "forza salvifica" ci sia nei poveri, uan forza visibile e sperimentabile con la fede e non con gli "occhi umani":

A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. Per un giorno lasciamo in disparte le statistiche; i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo.

Seminare segni tangibili di speranza

Questa forza salvifica "pulsa nel cuore del popolo di Dio in cammino" fa notare il Papa e non "esclude nessuno" anzi coinvolge tutti in un "reale pellegrinaggio di conversione per riconoscere i poveri e d amarli".  Al termine del Messaggio quindi il nuovo invito rivolto "ai discepoli del Signore" perchè possano essere "coerenti evangelizzatori": seminare segni tangibili di speranza.

A tutte le comunità cristiane e a quanti sentono l’esigenza di portare speranza e conforto ai poveri, chiedo di impegnarsi perché questa Giornata Mondiale possa rafforzare in tanti la volontà di collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà.