Intervista a Olga Carcur Castañeda

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Olga Carcur Castañeda

Domenica 22 gennaio, durante la celebrazione della Domenica della Parola di Dio, a sette laici è stato conferito, da Papa Francesco, il ministero di Catechista e a tre quello di Lettore. Sono uomini e donne provenienti da Italia, Messico, Filippine, Galles e Congo. Una di loro è la catechista messicana Olga Carcur Castañeda, 61 anni, arrivata a Roma dalla diocesi di Ciudad Victoria, nello Stato di Tamaulipas.

 

Che significa essere catechista per la sua vita?

 

«Essere catechista per me significa vivere pienamente il mio battesimo, partecipando alla missione affidata da Cristo alla Chiesa. Essere discepolo missionario, continuare ad imparare dal Maestro, nutrirmi della sua Parola, dell'Eucaristia e imitarlo nella carità. È una vocazione e una grande responsabilità che abbraccia tutta la mia vita, perché sono chiamata a trasmettere la fede della Chiesa, comunicare e diffondere il Vangelo con la parola e la testimonianza. Il mio ministero è legato alla comunità, che mi invia e al servizio per il bene comune. Essere catechista è una grande gioia, un grande regalo che lo Spirito Santo dona per il bene della missione della Chiesa. Ringrazio Dio, perché questo mi rende anche una persona migliore, una cristiana migliore, un essere umano migliore. Fare la catechista è la mia passione».

 

Quando ha sentito la chiamata a coinvolgersi nella comunità per l’Evangelizzazione?

 

«Ho sentito la chiamata ad essere catechista, quando sono stata coinvolta nell’educazione alla fede dei miei figli nella scuola. Preparandomi per questo mi sono innamorata di più di Cristo e della catechesi. È stato quando avevo 29 anni. Dopo ciò non sono rimasta solo la catechista dei miei figli e nella scuola, ma anche dei ragazzi, dei giovani e degli adulti in parrocchia. Oggi essere catechista è la mia passione, far conoscere il mistero di Cristo, coinvolgermi nella comunità per l’Evangelizzazione, per condividere l’esperienza della fede, l’allegria di essere cristiano».

 

Che responsabilità ha come formatrice di catechisti?

 

«Essere una formatrice è una grande responsabilità, sono chiamata, come ci ricorda Papa Francesco, a essere testimone della fede, maestro, accompagnatore e pedagogo, e questo richiede una formazione permanente. Questo richiede conversione, attenzione alla mia vita di fede e di preghiera, docilità allo Spirito Santo. Il cambio di epoca, o l’epoca di cambiamento che stiamo vivendo, esige di essere preparati, di avere una formazione solida per dare risposta alle sfide dell’umanità e alle necessità dell’Evangelizzazione oggi. Così, dunque, come formatrice di catechisti ho la responsabilità di essere io stessa formata per essere formatrice di altri. Una formazione che comprenda tutte le dimensioni della persona e che parta dall’incontro con Cristo».

 

Come si è sentita nel ricevere il ministero dalle mani di Papa Francesco?

«Mi sono sentita benedetta. Sono onorata che il vicario di Cristo, e successore di Pietro, mi abbia conferito il ministero nella Basilica di San Pietro. Mi sono sentita chiamata in una forma particolare a servire con forza e impegno maggiore la missione della Chiesa, nella diffusione del Vangelo. Ho sentito che la mia vocazione a essere catechista è stata rinnovata, ed è accresciuta in me la coscienza di essere parte attiva della Chiesa come laico. Quando ho ricevuto il segno della Croce dalle mani del Papa, è stato per me un invito a non dimenticare il grande Amore di Dio per noi, a essere testimone della fede, a essere umile e a fare tutto con amore».