CONFERENZA STAMPA

14 giugno 2021

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Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio di Papa Francesco

per la V Giornata Mondiale dei Poveri

 

Sala Stampa, 14 giugno 2021

 

“I poveri li avete sempre con voi”. Con questa semplice espressione di Gesù, pronunciata pochi giorni prima degli eventi della passione, morte e risurrezione, si può sintetizzare il pensiero del Signore sui poveri. Davanti ai discepoli scandalizzati perché una donna aveva sprecato una somma ingente versando il profumo del vaso di alabastro sul capo di Gesù, questi afferma che il primo povero a cui dover porre tutta l’attenzione dovuta, è proprio a lui. Il Figlio di Dio non solo chiede di riconoscere in lui la persona che rappresenta tutti i poveri, si identifica come il più povero tra i poveri. “Il volto di Dio che Egli rivela, è quello di un Padre per i poveri e vicino ai poveri” (n. 2).

        Papa Francesco proponendo questa espressione nella V Giornata Mondiale dei Poveri provoca i credenti a tenere fisso lo sguardo su Gesù per scoprire che in lui e nelle sue parole si ritrova non solo il vero senso della povertà, ma soprattutto la capacità di riconoscere i poveri. E’ una visione fortemente cristologica quella che si condensa in questo Messaggio il quale analizza come sempre alcune tematiche di attualità, perché la Chiesa intera si prepari a vivere l’evento della Giornata Mondiale con la consapevolezza propria di chi sa che qui si raccoglie uno dei contenuti centrali del Vangelo.

        L’immagine biblica, infatti, serve al Papa per evidenziare un percorso che non solo la Chiesa è chiamata a seguire in questo tratto di storia segnato ancora da forme di ingiustizia che diventano sempre più evidenti quanto più emergono le nuove espressioni di povertà. Il Messaggio, ancora una volta fa riferimento alla pandemia che “continua a bussare alle porte di milioni di persone e, quando non porta con sé la sofferenza e la morte, è comunque foriera di povertà” (n. 5). Il Santo Padre è ben cosciente delle conseguenze che ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti, a tal punto che “le persone più vulnerabili si trovano prive dei beni di prima necessità. Le lunghe file davanti alle mense per i poveri sono il segno tangibile di questo peggioramento” (n. 5).

        In questo periodo segnato dalla grave forma pandemica, Papa Francesco porta l’esempio di Padre Damiano (1840-1889), il sacerdote belga canonizzato da Benedetto XVI l’11 ottobre 2009, che spinto da grande entusiasmo missionario si fece apostolo tra gli infettati di lebbra. Con loro condivise tutto, incurante delle conseguenze. Nella “colonia di morte”, come veniva chiamata l’isola dispersa di Molokai diventata di fatto un enorme lebbrosario tagliata fuori dal mondo, questo giovane evangelizzatore portò la gioia e la speranza. La sua non fu l’opera improvvisata di un irresponsabile amante del rischio; al contrario, evidenziò la scelta consapevole di un credente che aveva compreso il significato del Vangelo. Papa Francesco ripropone la testimonianza di questo santo a conferma di tanti uomini e donne, compresi centinaia di sacerdoti, che in questo dramma del Covid hanno saputo rendersi partecipi totalmente nella sofferenza dei milioni di persone infettate.

        Tornano pertanto con particolare efficacia le forti parole con cui il Papa richiama all’assunzione diretta della responsabilità senza consentire alcuna delega in proposito. Dinanzi ai poveri non ci si può permettere alcuna “abitudine che diventa indifferenza”; è necessario e urgente, piuttosto, lasciarsi “coinvolgere in una condivisione di vita che non ammette deleghe. I poveri non sono persone «esterne» alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione” (n. 3).

        Merita una particolare attenzione il riferimento fatto dal Messaggio alla condizione femminile. Davanti ai fatti quotidiani di violenza nei confronti delle donne, non si può sottacere la condanna per questa barbarie che rende il mondo delle donne un teatro di autentica povertà. In maniera ancora più incomprensibile per una cultura che ha raggiunto le forme più mature dell’uguaglianza, si è obbligati a costatare espressioni di disuguaglianza e mancanza di dignità che feriscono oltre le povere vittime, l’intera società spesso troppo inerme e afona quasi fosse rassegnata nel rinunciare alle conquiste ottenute faticosamente nel corso dei decenni. Non sarà inutile, quindi, soffermarsi a riflettere su quanto Papa Francesco scrive a commento della scena evangelica da cui ha desunto il motto della Giornata Mondiale: “Questa donna anonima, destinata forse per questo a rappresentare l’intero universo femminile che nel corso dei secoli non avrà voce e subirà violenze, inaugura la significativa presenza di donne che prendono parte al momento culminante della vita di Cristo… Le donne così spesso discriminate e tenute lontano dai posti di responsabilità, nelle pagine dei Vangeli sono invece protagoniste nella storia della rivelazione” (n. 2).

        Questo Messaggio porta ancora in primo piano l’insegnamento costante di Papa Francesco secondo il quale “tutta l’opera di Gesù afferma che la povertà non è frutto di fatalità, ma segno concreto della sua presenza in mezzo a noi” (n. 2). La conclusione, pertanto, si staglia in maniera chiara come un orizzonte su cui i cristiani hanno bisogno di ritrovare l’entusiasmo necessario per rendere di nuovo credibile la loro presenza nel mondo. Se si intende essere fedeli al Vangelo, allora appare evidente che Dio non lo si ritrova nei tempi e nei luoghi in cui noi abbiamo deciso di incontrarlo, ma là dove lui vuole rivelarsi e farsi riconoscere: “nella vita dei poveri, nella loro sofferenza e indigenza, nelle condizioni a volte disumane cui sono costretti a vivere” (n. 2). La citazione di Origene posta in calce subito nell’introduzione del Messaggio fa ben comprendere quanto Papa Francesco intenda esprimersi con parresia su questo tema: “Quanti non riconoscono i poveri tradiscono l’insegnamento di Gesù e non possono essere suoi discepoli. Ricordiamo in proposito le parole forti di Origene: «Giuda sembrava preoccuparsi dei poveri… Se adesso c’è ancora qualcuno che ha la borsa della Chiesa e parla a favore dei poveri come Giuda, ma poi si prende quello che mettono dentro, allora abbia la sua parte insieme a Giuda»” (n. 1). E’ un invito alla conversione vera come la forma che punta anzitutto al “cambiamento di mentalità” per non affidare la propria vita a una visione frammentaria, ma renderla aperta ad accogliere la grazia che trasforma e vivifica perché indirizza a cogliere l’essenziale (cfr n. 4).

        L’insegnamento di Papa Francesco, come è nel suo stile quando parla dei poveri, non indulge alla retorica, ma punta dritto verso il riconoscimento delle urgenze da affrontare. Il Messaggio pone in primo piano la ricerca delle cause della povertà, per individuare poi le iniziative necessarie per approdare a una possibile soluzione. Riguardo il primo aspetto, la denuncia è forte e puntuale: “Sembra farsi strada la concezione secondo la quale i poveri non solo sono responsabili della loro condizione, ma costituiscono un peso intollerabile per un sistema economico che pone al centro l’interesse di alcune categorie privilegiate. Un mercato che ignora o seleziona i principi etici crea condizioni disumane che si abbattono su persone che vivono già in condizioni precarie” (n. 5). Insomma, sostiene il Papa, oltre a dover subire la povertà, i poveri devono anche farsi carico di esserne i responsabili! Pretesa assurda, generata da una prepotente alterigia di individui protesi solo al raggiungimento di una sfrenata ricchezza senza alcun principio etico e sociale. Il richiamo ai Governi e alle Istituzioni mondali perché si sentano investiti della responsabilità a costruire un mondo migliore sulla giustizia è quanto il Messaggio di questa Giornata Mondiale sottolinea: “Se i poveri sono messi ai margini, come se fossero colpevoli della loro condizione, allora il concetto stesso di democrazia è messo in crisi e ogni politica sociale diventa fallimentare. Con grande umiltà dovremmo confessare che dinanzi ai poveri siamo spesso degli incompetenti” (n. 7). La povertà, insomma, non è un’idea astratta nè i poveri non sono frutto di fantasia; piuttosto la loro massiccia presenza nella società pretende l’esigenza di soluzioni frutto di una “progettualità creativa” (n. 7).

        “La povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo” (n. 6). Per questo Papa Francesco propone la via construens: “Dare vita a processi di sviluppo in cui si sviluppano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione” (n. 6). La soluzione, insomma, è molto più semplice di quanto ci si possa aspettare. Il Papa ribadisce la sua idea di fondo: la cultura dell’incontro come forma privilegiata per guardare al futuro in maniera efficace e carica di speranza costruttiva. “Ci sono molte povertà dei «ricchi» che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei «poveri», se solo si incontrassero e conoscessero! Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità” (n. 6).

        Come sempre, la Giornata Mondiale dei Poveri che quest’anno si celebrerà il 14 Novembre, sarà accompagnata da un’intensa settimana di iniziative che avranno lo scopo di porre alcuni segni di carità e solidarietà nei confronti di alcune categorie particolari. Una goccia d’acqua nell’oceano della povertà, ma pur sempre una testimonianza di vicinanza che almeno in questi giorni diventerà più tangibile per dare sostegno concreto a chi ha più bisogno. Come si ricorderà, lo scorso anno furono distribuiti 5.000 pacchi per le famiglie delle Parrocchie di Roma più disagiate e 350.000 mascherine per le scuole della periferia romana. Nei prossimi mesi si metterà a fuoco un’ulteriore strategia per verificare in che modo la Giornata Mondiale possa farsi carico di nuove iniziative che ancora una volta possano manifestare la grande solidarietà che questa circostanza richiede e che coinvolge tante persone desiderose di essere presenti e operative.

        Le parole di don Primo Mazzolari, che Papa Francesco fa sue, costituiscono la conclusione più significativa e provocatoria con la quale confrontarsi: “Vorrei pregarvi di non chiedermi se ci sono dei poveri, chi sono e quanti sono, perché temo che simili domande rappresentino una distrazione o il pretesto per scantonare da una precisa indicazione della coscienza e del cuore… Io non li ho mai contati i poveri, perché non si possono contare: i poveri si abbracciano, non si contano” (n. 9).

 

Mons. Rino Fisichella

 

Intervento di

Mons. Graham Bell

Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Intervento di

Mons. Graham Bell

Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Intervento di

Mons. Graham Bell

Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione